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Frammenti di un insegnamento sconosciuto – Petr Demianovich Ouspensky (approfondimento)

7 Giu 2017 | Crescita personale, Esistenza, Quarta via

Product by:
Petr Demianovich Ouspensky

Reviewed by:
Rating:
5
On 7 Giugno 2017
Last modified:22 Settembre 2022

Summary:

Bentrovati a questo nuovo articolo di approfondimento.
Quest’ultimo è dedicato a Frammenti di un insegnamento sconosciuto, il classico di Petr Demianovich Ouspensky relativo agli insegnamenti di George Ivanovitch Gurdjieff.

Frammenti di un insegnamento sconosciuto - Piotr Demianovich Ouspensky (esistenza)Titolo: Frammenti di un insegnamento sconosciuto (In search of the miraculous).
Autore: Petr Demianovich Ouspensky, George Ivanovitch Gurdjieff.
Argomenti: esistenza, evoluzione personale.
Editore: Astrolabio.
Anno: 1920.
Voto: 8.5.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: MacrolibrarsiGiardino dei libriAmazon.

 

Bentrovati a questo nuovo articolo di approfondimento.
Quest’ultimo è dedicato a Frammenti di un insegnamento sconosciuto, il classico di Petr Demianovich Ouspensky relativo agli insegnamenti di George Ivanovitch Gurdjieff.

Leggiamo subito la prima citazione proposta, che, manco a dirlo, è sul tema del addormentamento.
“Per stupefacente che ciò possa sembrarvi, la caratteristica principale dell’essere di un uomo moderno, e ciò spiega tutto ciò che gli manca, è il sonno.”

Conseguenza scontata: le persone credono di avere libertà, quando invece reagiscono nell’automatismo, e dunque le cose sono in un certo modo semplicemente perché non potrebbero essere altrimenti.
“Ognuno ha il proprio piano, la propria teoria; ognuno è del parere che niente viene fatto come si dovrebbe. In verità, però, tutto viene fatto nell’unico modo possibile.
Se una sola cosa potesse essere fatta diversamente, tutto potrebbe diventare diverso.
Cercate di capire quel che dico: tutto dipende da tutto, tutte le cose sono collegate, non vi è niente di separato. Tutti gli avvenimenti seguono dunque il solo cammino che possono prendere.
Le persone sono quelle che sono, e di conseguenza le cose anche esse sono quelle che sono.”

Altra conseguenza, questa su ampia scala… e non troppo ottimistica.
“L’attività incosciente di milioni di macchine deve necessariamente concludersi in sterminio e rovina.
È precisamente nelle manifestazioni incoscienti e involontarie che sta tutto il male. “

Segue ora una citazione che illustra i vari livelli di consapevolezza riguardo al campo dell’arte.
“Non comprendete ancora che gli uomini possono appartenere a livelli molto diversi, senza apparire per nulla differenti.
Allo stesso modo come vi sono diversi livelli di uomini, vi sono diversi livelli di arte. Ma oggi voi non vedere che la differenza di questi livelli è molto più grande di quanto si possa credere; mettete tutto sullo stesso piano, accostate cose diversissime e immaginate che i diversi livelli vi siano accessibili.
Tutto ciò che chiamate arte non è che riproduzione meccanica, imitazione della natura, o semplici fantasie, o tentativi di originalità: tutto questo per me non è arte. La vera arte è qualcosa di assolutamente differente.
In certe opere d’arte, in particolare nelle opere più antiche, siete colpiti da un qualcosa che non potete spiegarvi e che non ritrovate nelle opere d’arte moderne. Ma, dato che non capite dov’è la differenza, lo dimenticate subito e continuate a raccogliere tutto nella stessa rubrica.
La stessa opera d’arte produrrà effetti diversi su uomini di diversi livelli. Quelli di un livello inferiore non riceveranno mai ciò che ricevono quelli di un livello più elevato. Ecco l’arte vera, oggettiva.
Prendete per esempio un’opera scientifica: un libro di astronomia o di chimica. Non può essere capito in due modi: qualsiasi lettore sufficientemente preparato capirò ciò che l’autore ha voluto dire. Un’opera d’arte oggettiva è del tutto simile ad uno di questi libri, con la sola differenza che si rivolge all’emozione dell’uomo e non alla sua testa.”
“Esistono al giorno d’oggi opere d’arte di questo genere?”
“Naturalmente ne esistono”, rispose Gurdjieff, “La grande Sfinge d’Egitto è una di esse, come pure certe note opere architettoniche, certe statue di dei ed altre cose ancora. Certi visi di dei o di esseri mitologici possono essere letti come libri, non con il pensiero, lo ripeto, ma con l’emozione, purché questa sia sufficientemente sviluppata.
Durante i nostri viaggi in Asia centrale abbiamo trovato nel deserto, ai piedi dell’Hindu Kush, una curiosa scultura che in un primo tempo avevamo pensato rappresentasse un antico dio o un demone. In principio ci diede solo un’impressione di stranezza. Ma presto cominciammo a sentire il contenuto di quella figura: si trattava di un grande e complesso sistema cosmologico. A poco a poco, a passo a passo, cominciammo a decifrare quel sistema: era tracciato sul suo corpo, sulle gambe, sulle braccia, sulla testa, sugli occhi, sulle orecchie e dappertutto. In quella statua, nulla era stato lasciato al caso, nulla era privo di significato. E, gradatamente, comprendemmo l’intenzione degli uomini che l’avevano scolpita. Cominciammo a sentire il loro pensieri, i loro sentimenti. Ad alcuni di noi pareva di vedere i loro visi e di sentire le loro voci. In ogni caso avevamo colto il senso di quello che volevano trasmetterci attraverso i millenni. Quella era davvero arte!”

Segue un altro principio esistenziale: per ottenere qualcosa occorre prima impiegare uno sforzo.
Niente viene dato gratuitamente, soprattutto nel percorso evolutivo.
“È necessario il sacrificio.
Se niente è sacrificato, niente può essere ottenuto, ed è indispensabile sacrificare ciò che è prezioso al momento stesso.
La conoscenza non può venire agli uomini senza che essi facciano sforzi.”

E in che direzione devono essere diretti gli sforzi dell’essere e del genere umano?
Verso la liberazione, anche perché la libertà esteriore – o al contrario la servitù – è un riflesso inevitabile di quella interiore.
“Libertà, liberazione. Questo deve essere lo scopo dell’uomo.
Diventare libero, sfuggire alla schiavitù: ecco ciò per cui un uomo dovrebbe lottare allorché è diventato, anche solo per un poco, cosciente della sua situazione.
Questa è la sola via d’uscita per lui, poiché nient’altro è possibile finché resta uno schiavo, interiormente ed esteriormente.
Ma non può cessare d’essere schiavo esteriormente finché resta schiavo interiormente. Così, per diventare libero, deve conquistare la libertà interiore.”

Seguono adesso tre concetti portanti dell’insegnamenti di G.I. Gurdjieff: il primo riguardo il sesso, al contempo mezzo di schiavitù e di liberazione.
“Il sesso è la principale ragione della nostra schiavitù ma è anche la nostra principale possibilità di liberazione.
La “nuova nascita” dipende dall’energia sessuale quanto la nascita fisica e la propagazione della specie.”

Il secondo brano concerne il principio di corrispondenza tra grande e piccolo, nonché tra interno ed esterno.
“Tra gli aforismi che riassumevano il contenuto di numerosi simboli, ve n’era uno di particolare importanza: “Come in alto, così in basso”, parole della Tavola Smeraldina di Ermete Trismegisto. Questo aforisma significava che tutte le leggi del cosmo potevano essere trovate sia nell’atomo, sia in ogni altro fenomeno esistente come qualcosa di completo in accordo a certe leggi.
Lo stesso significato era contenuto nell’analogia stabilita tra il microcosmo, l’uomo, e il macrocosmo, l’universo. Le leggi fondamentali delle triadi e delle ottave penetrano tutte le cose e debbono essere studiate simultaneamente nell’uomo e nell’universo. Ma l’uomo è per sé stesso un oggetto di studio e di conoscenza più vicino e più accessibile che il mondo dei fenomeni al di fuori di lui. Di conseguenza, se si sforza di arrivare alla conoscenza dell’universo, deve incominciare con lo studio di sé stesso e delle leggi fondamentali che agiscono in lui.
Da questo punto di vista, un altro aforisma, “Conosci te stesso”, assume un senso particolarmente profondo ed è uno dei simboli che portano alla conoscenza della verità. Così, lo studio del mondo e lo studio dell’uomo si sosterranno l’un l’altro. Studiando l’universo e le sue leggi, l’uomo studierà se stesso, e studiando se stesso, studierà l’universo.
In questo senso, ciascun simbolo ci insegna qualcosa su noi stessi.”

Il terzo brano riguarda il modo in cui l’essere umano disperde l’energia che invece dovrebbe mettere a servizio del percorso interiore di risveglio.
“Ogni uomo normale ha abbastanza energia per cominciare il lavoro su di sé. È necessario soltanto che egli impari ad economizzare, in vista di un lavoro utile, l’energia di cui dispone, e che, la maggior parte del tempo, dissipa in pura perdita.
L’energia viene soprattutto spesa in emozioni inutili e sgradevoli, nell’ansiosa attesa di cose spiacevoli possibili ed impossibili, consumata dai cattivi umori, dalla fretta inutile, dal nervosismo, dall’irritabilità, dall’immaginazione, dal sognare ad occhi aperti e così via.
L’energia viene sprecata da un cattivo lavoro dei centri; dalla tensione inutile dei muscoli, sproporzionata rispetto al lavoro compiuto; dal perpetuo chiacchierare, che ne assorbe una quantità enorme, dall’interesse accordato ininterrottamente alle cose che accadono intorno a noi o alle persone con le quali non abbiamo nulla a che fare e che non meritano nemmeno uno sguardo; dallo sciupio senza fini della forza di “attenzione” e via di seguito.
Dal momento in cui l’uomo comincia a lottare contro tutte queste abitudini, risparmia una quantità enorme di energia, e con l’aiuto di questa energia può facilmente intraprendere il lavoro dello studio di sé e del perfezionamento di sé.”

Chiudo l’articolo di approfondimento con quella che forse è la frase più efficace e sintetica del maestro armeno relativamente al percorso evolutivo umano, e che riguarda il risveglio.
“L’uomo può nascere, ma per nascere deve prima morire, e per morire deve prima svegliarsi.”

E con questo abbiamo terminato l’approfondimento di Frammenti di un insegnamento sconosciuto di P.D. Ouspensky (ma in realtà di G.I. Gurdjieff).
Al prossimo articolo e buone cose a tutti.

Fosco Del Nero

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