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Babaji – Lo yogi immortale – Marshall Govindan (approfondimento)

22 Apr 2024 | Esistenza, Induismo, Meditazione, Spiritualità, Yoga

Product by:
Marshall Govindan

Reviewed by:
Rating:
4
On 22 Aprile 2024
Last modified:22 Aprile 2024

Summary:

Il libro "Babaji - Lo yogi immortale", scritto da Marshall Govindan, è molto ricco di spunti e di brani interessanti. Per farla semplice, nel redigere questo articolo di approfondimento...

Babaji - Lo yogi immortale - Marshall Govindan (spiritualità)Titolo: Babaji – Lo yogi immortale (Babaji and 18 siddha).
Autore: Marshall Govindan.
Argomenti: yoga, meditazione, esistenza, spiritualità.
Editore: Gruppo Futura.
Anno: 1991.
Voto: 7.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: MacrolibrarsiGiardino dei libri, Amazon.

 

Il libro Babaji – Lo yogi immortale, scritto da Marshall Govindan, è molto ricco di spunti e di brani interessanti.
Per farla semplice, nel redigere questo articolo di approfondimento proporrò solamente brani dell’autore, ignorando le pur molte citazioni di maestri e insegnati di vario tipo (per esempio Thirumoolar, Aurobindo, etc).

La prima citazione la dedichiamo proprio al personaggio cui è dedicato il libro, ossia Babaji.
“Dal momento in cui raggiunse lo stato del samadhi, Babaji intraprese la missione di assistere l’umanità sofferente nella ricerca della realizzazione divina. Egli solitamente opera nell’anonimato e le persone che aiuta non conoscono quasi mai la fonte dell’assistenza che ricevono. La missione di Babaji include anche l’assistenza a profeti.
Nel caso di alcune rare grandi anime, come Adi Shankaracharya, Kabir, Lahiri Mahasaya, Yogi S. A. A. Ramaiah e V.T. Neelakantan, Babaji è apparso in persona per iniziarle. Babaji ha promesso che avrebbe conservato il suo corpo fisico, rimanendo sempre visibile ad alcune persone di questo mondo.
Babaji spiegò a Lahiri Mahasaya che il kriya yoga era stato insegnato da Krishna ad Arjuna, che Patanjali e Gesù Cristo ne erano a conoscenza, e che venne inseganto a San Giovanni, San Paolo e ad altri discepoli.”
Il secondo brano lo dedichiamo invece all’importanza di curare il corpo fisico, come base del percorso spirituale
“Ponendo l’enfasi sull’importanza dell’anima, molti saggi e veggenti dell’antichità cominciarono inavvertitamente a sottovalutare il valore del corpo umano. In seguito divenne quasi una moda il fatto di trascurare e screditare il corpo. Per molti secoli il corpo umano è stato attaccato da grandi eruditi e da teologi che hanno inventato infiniti modi per descriverlo con disgusto. Tutto questo per glorificare l’anima.
L’ironia è però che l’anima non può aspirare a raggiungere la salvezza se non grazie al sostegno e alla cooperazione del corpo fisico.”

Proseguiamo: l’essenza divina è ovunque e occorre sviluppare una compassione generalizzata.
“Diò è presente in tutti gli esseri viventi e tutti gli esseri viventi sono in Dio.
Sviluppando compassione per gli esseri del creato si può ottenere la comunione spirituale e l’amore universale.
La grazia è la misericordia di Dio.
La compassione è la misericordia dell’anima umana; sviluppandola si può realizzare la grazia di Dio, proprio come una scintilla che si espande in una luce radiosa.”

Parliamo ora dello yoga kundalini e della purificazione di base del corpo… che si rende necessaria per i progressi psico-spirituali futuri.
“Il primo stadio della pratica del kundalini yoga è la purificazione delle nadi tramite la pratica di asana, bandha, mudra e, successivamente, del pranayama. Lo studente dovrà adottare una dieta vegetariana, evitare ogni genere di sostanza stimolante, regolare l’alimentazione ed eliminare gli atteggiamenti negativi che causano squilibri nell’alternanza del flusso del prana attraverso idakalai e pingalai nadi.
In questa fase, la pratica della meditazione aiuterà lo studente a eliminare gli atteggiamenti negativi e a sviluppare una calma consapevolezza. Il primo dhyana kriya (tecnica di meditazione) di Babaji, in particolare, purifica chittam, la mente subcosciente, che è la fonte delle abitudini e degli atteggiamenti negativi.
Le attività che comportano un servizio disinteressato agli altri, lo studio della vita dei santi, la lettura di testi metafisici e le attività devozionali saranno d’aiuto nel processo di sublimazione dell’energia pranica che fluisce verso i chakra superiori.
Molti studenti sono inclini all’ozio e alla dispersione delle energie. Si deve arrivare a uno stato di equilibrio, e lo si deve mantenere in qualsiasi circostanza. In questo modo, quando la kundalini si sveglierà, non sarà difficile controllarla.”

La citazione successiva tratta da Babaji – Lo yogi immortale ci rende evidente la poliedricità del testo in questione: si tratta di un’interessante considerazione sui due tipi di linguaggi esistenti (uno orizzontale e uno verticale).
“Esistono due tipi di linguaggi: quelli usati per comunicare tra i popoli (inglese, francese, hindi, ecc) e quelli fatti per comunicare tra i differenti livelli di coscienza.
Per la maggior parte, la gente è interessata solo al primo tipo di linguaggi.
Il secondo tipo esiste nell’ambito di molte tradizioni religiose; ne sono un esempio l’invocazione del sacerdote cristiano durante l’Eucarestia per trasformare il vino nel sangue di Cristo, o la “preghiera del cuore” dell’Ortodossia Orientale, o i canti dei monaci gregoriani. A differenza delle preghiere, queste invocazioni non chiedono nulla e lasciano la mente attenta e purificata.”

Concludiamo con un (immancabile) brano sull’importanza della disciplina.
“‘La quantità di gioia che si ottiene nella vita è direttamente proporzionale all’autodisciplina’, dice un famoso motto degli Yoga Siddha.
Senza autocontrollo, infatti, si vive in balia di sensazioni, emozioni e pensieri passeggeri.
La sfera dell’autodisciplina non si limita alle categorie di pratica dello yoga, ma si estende al lavoro, ai momenti di riposo, alla vita familiare e all’alimentazione. Qualsiasi sforzo compiuto in questa direzione è sempre utile e ci avvicina alla meta.
Un maestro è colui (o colei) che è riuscito a diventare maestro di se stesso in uno o più aspetti dell’esistenza. Tale abilità comincia dalle tecniche per poi estendersi progressivamente a tutte le sfere della vita.
Il successo nel disciplinare il proprio desiderio di cibo, per esempio, porta a grandi capacità di autocontrollo. Il successo nel disciplinarsi in aree apparentemente insignificanti della propria vita prepara alla capacità di controllare anche le circostanze più difficili.”

Abbiamo concluso col ricco (e discretamente impegnativo) Babaji – Lo yogi immortale, di Marshall Govindan.

Fosco Del Nero

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