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Le strade di un tempo – Anne e Daniel Meurois-Givaudan (approfondimento)

23 Lug 2013 | Narrativa, Spiritualità, Storia

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Anne e Daniel Meurois-Givaudan

Reviewed by:
Rating:
4
On 23 Luglio 2013
Last modified:22 Settembre 2022

Summary:

Bentrovati a tutti, amici lettori. Oggi ci leggiamo qualche spunto estrapolato da Le strade di un tempo, libro del duo Anne e Daniel Meurois-Givaudan...

L’altro volto di Gesù - Anne e Daniel Meurois-Givaudan (esoterismo)Titolo: Le strade di un tempo – Memorie di un esseno – Volume 2 (De mémoire d’essénien – Chemins de ce temps-là).
Autore: Anne e Daniel Meurois-Givaudan.
Argomenti: storia, spiritualità.
Editore: Edizioni Amrita.
Anno: 1990.
Voto: 7.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: MacrolibrarsiGiardino dei libriAmazon.

 

Bentrovati a tutti, amici lettori.
Oggi ci leggiamo qualche spunto estrapolato da Le strade di un tempo, libro del duo Anne e Daniel Meurois-Givaudan, i quali, come noto, scrivono i loro testi sulla base delle visioni degli annali dell’akasha, sarebbe a dire la memoria del pianeta e di tutto quanto in esso successo dagli albori dei tempi.
In questo senso, i loro non sarebbero romanzi, ma “storia”.

Vi propongo alcuni brani di codesta storia.
Partendo subito col botto, con una citazione di niente meno che di Gesù Cristo.
“Colui che parla la mia stessa lingua è l’eterno discepolo; non svilupperà mai lo sguardo di colui che sa e che impone il suo sapere. Soltanto la legge degli uomini può essere imposta; quanto a me non ho altra legge che quella dell’Amore, e questa non è una legge che si possa dettare: essa si semina e si coltiva lentamente. Non vediate in essa il fiore generato da un sogno umano, fratelli miei: essa è la realtà che cresce quando tutto il resto va in briciole.”

Continuiamo coi botti, lasciando sempre la parola a Gesù, che ora ci parla di dolore e di risveglio.
“Ditemi, fratelli miei, che accade in voi mentre i vostri cuori sono gonfi di dolore?
Piangete forse la vostra impotenza nel piegare gli eventi a ciò che ritenete buono, o piangete dell’ignoranza di colui che ancora dorme nel corpo?
In entrambi i casi, sappiate che la vostra sofferenza è illusoria perché colui che si piange addosso e si lamenta degli altri avrebbe qualcosa di meglio da fare… E in memoria di quest’ora in cui il vostro fardello vi sembra pesante, non dimenticate che ognuno è ignorante rispetto ad un altro… Sonno e veglia sono miraggi, quella che dovete cercare è un’alba vera, da indicare con il cuore. Un’alba che non appartiene a questo mondo, ma che in questo mondo dovrà fiorire. Quest’umanità è ancora come una radice ignara del fiore che l’ha generata: spingetevi fin d’ora fino alla vostra massima altezza, fino al calice in cui siete come siete, in voi stessi.
Ricordatevi, fratelli, ricordatevi dell’unica pace che esiste: quella che non si può imporre!”

La terza citazione è invece una domanda… una domanda a dir poco importante.
“Dove andiamo, se non al centro di noi stessi?
Con chi abbiamo un appuntamento, se non quell’atomo in fondo al cuore che dal tempo dei tempi ha compreso ogni cosa e che incredibilmente continuiamo a ridurre al silenzio, giorno dopo giorno?”

Dopo questa domanda, torniamo a Gesù, che, se vogliamo, ci dà la risposta, parlandoci di noi e della nostra vita.
“Ciò che chiamate ‘i colpi del Destino’ sono semplicemente i colpi di quell’altro voi stesso che, da qualche parte, sotto la luce dell’Eterno, sa bene di cosa avete bisogno.
E vi dico che non avete bisogno soltanto di miele e di cielo azzurro: anche il fiele ha la sua ricchezza. Se mio Padre ha lasciato a voi la cura di produrne, è èerchè impariate anche dalla sua amarezza…”

Ancora Gesù, e ancora amore, con uno spunto che ci sintetizza le due vie di evoluzione: la via dell’amore-felicità e la via del dolore-attrito (il piano A e il piano B dell’esistenza, io dico sempre).
“In tutti gli universi abitati dalla coscienza ci sono centomila modi per ritornare al Padre. La sofferenza non è soltanto propria del vostro mondo, e non è l’unico bastone da pellegrino degli uomini: il vero modo di progredire, quello che vale per tutti gli universi, si chiama semplicemente Amore… ma Amore puro… Amore che vuol dire perdono, che vuol dire compassione.
Sai bene che non è l’amore dei deboli, ma quello di coloro che sono forti della Grande Compassione.
Quest’Amore è la chiave per tutte le porte, la risposta a tutte le domande. Sia dunque l’orizzonte al quale tende il tuo cuore!”
A proposito, sorrido sempre quando leggo le parole di Gesù, che siano prese dai vangeli o da altre fonti, perché sorge spontanea la comparazione con il comportamento delle organizzazioni che nel mondo hanno “esportato” il cristianesimo (un po’ come gli Stati Uniti esportano la democrazia).

Adesso un altro brano di Gesù, che ci dice in modo chiaro che la realtà materiale è uno specchio della realtà interna, cosa che peraltro le discipline esoterico-ermetiche affermano da millenni (da ben prima di Gesù).
E, in periodo di turbolenze politiche, è una citazione assai interessante…
“Spesso mi chiedete del mio regno, ma sapete che cos’è un regno e che cos’è un re?
Un regno, secondo la volontà del Padre mio, è l’incarnazione dell’anima-gruppo di tutto un popolo; è il conseguimento, il prolungamento delle sue aspirazioni e delle necessità che deve affrontare.
In verità, ciò che gli dà vita non è il re che lo governa, ma tutta la massa degli uomini che lo abitano: è questa massa che genera il re così com’è, e che gli chiede, senza neppure saperlo, di farle vivere ciò che essa deve vivere, e che forma il suo re affinché egli apra la strada attraverso la quale la massa deve passare.
In verità vi dico che colui che crede di dirigere un popolo sarà sempre il servo di questo popolo: egli è il mezzo attraverso il quale la legge della distribuzione delle forze e l’equità devono esprimersi, è il legame attraverso il quale uomini e donne accettano o rifiutano le mille possibilità del loro cammino. Il re si nutre dei pensieri del suo popolo, ne esegue i disegni che restano misteriosi per le coscienze terrestri, e così, fratelli miei, chiunque voglia spingersi fino al trono di un regno, prende sulle sue spalle il peso del passato degli abitanti, e li mette di fronte alle conseguenze della loro meschineria e della loro grandezza.
Il Regno del Padre mio, invece, non è di questa Terra. Tuttavia vi dico che egli estende la sua luce a tutte le Terre e che in questo modo, in verità, egli chiama tutti i costruttori di popoli ad elevarli fino ai primi raggi del sole.”

Chiudo l’articolo con un brano del libro assai tenero, che in maniera molto semplice ci parla di affetto e amore incondizionato… quello che dovrebbe essere la nostra espressione “standard” e che invece riusciamo ad esprimere ancora poco.
“Il cagnolino che avevamo scorto mi venne incontro, nero e scodinzolante; lo sento ancora appoggiare le zampe nelle pieghe della mia veste. Chiedeva soltanto questo: poter riversare il suo amore senza trattenersi, senza riserve, senza condizioni, e riceverne un po’; chissà se quello che potevo offrirgli era altrettanto bello?
Quanti uomini, mi sorpresi a pensare, hanno saputo mantenere l’anima semplice di questo animale nel loro lungo ascendere verso la coscienza?”

Bene, l’articolo di approfondimento su Le strade di un tempo di Anne e Daniel Meurois-Givaudan è terminato.
Saluti e tante belle cose a tutti.

Fosco Del Nero

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