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Harry Potter 7 – Harry Potter e i doni della morte – Parte 1 (film)

1 Dic 2010 | Film

Product by:
David Yates

Reviewed by:
Rating:
2
On 1 Dicembre 2010
Last modified:7 Ottobre 2025

Summary:

SCHEDA DI "HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE – PARTE 1".

Harry Potter e i doni della morte – Parte 1SCHEDA DI “HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE – PARTE 1”.

Titolo: Harry Potter e i doni della morte – Parte 1 (Harry Potter and the deathly hallows: Part I).
Genere: fantasy, fantastico, drammatico.
Regista: David Yates.
Anno d’uscita: 2010.
Attori: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Alan Rickman, Ralph Fiennes, Helena Bonham Carter, Bonnie Wright, Maggie Smith, Jamie Campbell Bower, Tom Felton, Evanna Lynch, Bill Nighy, Julie Walters.
Valutazione qualitativa (1/5 stelle): ⭐⭐.
Livello di interesse esistenziale (1/5 stelle): ⭐⭐⭐.
Dove lo puoi acquistare: https://amzn.to/4mU49TF.

TRAMA DI “HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE – PARTE 1”.

Andiamo ora a vedere dove eravamo rimasti con la trama: la morte di Silente ha lasciato tra le fila dei buoni un vuoto di cui Voldemort e i Mangiamorte si approfittano facilmente, prendendo il controllo tanto del Ministero della Magia, quanto della scuola di Hogwarts (con Severus Piton nuovo preside).

Quanto a HarryHermione e Ron, i tre sono in sostanza in esilio forzato, ricercati dai Mangiamorte e impegnati a cercare gli horcrux di Voldemort, allo scopo di distruggerli.

Il risultato è un film totalmente “in esterna”, tanto che la scuola di Hogwarts non si vede quasi per nulla. I tre eroi dunque si trovano spesso in paesaggi naturali e spesso contemplativi, e non a caso a differenza degli altri film sono frequenti i silenzi introspettivi e la colonna sonora ha un’importanza minore.

VALUTAZIONE DI “HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE – PARTE 1”.

La produzione, per la prima volta nel corso della saga cinematografica, ha scelto di suddividere uno dei romanzi della Rowling in due parti, in modo da contenere più particolari, spesso sfuggiti nei singoli film tratti dai precedenti libri (e anche in modo da guadagnarci di più, ma questo non sta bene dirlo).

La regia del film, come nel caso dei due precedenti lavori, il discreto Harry Potter e l’Ordine della Fenice e il carente Harry Potter e il Principe Mezzosangue, è stata affidata a David Yates, il regista che – ahimè – personalmente ritenevo meno adeguato al ciclo del maghetto inglese, e non a caso la critica ha premiato assai meglio i lavori di registi ben più dotati come Chris Columbus (Harry Potter e la pietra filosofaleHarry Potter e la camera dei segreti), Alfonso Cuaròn (Harry Potter e il prigioniero di Azkaban) e Mike Newell (Harry Potter e il calice di fuoco). Ad ogni modo, a Yates è stato offerto anche questo ultimo episodio e tanto ci basti.

Sfortunatamente, bissando il basso livello del film precedente, Yates non fa centro neanche stavolta, visto che il suo esperimento riesce solo in parte, consegnandoci un film monco per sua stessa decisione (oddio, non so se sua o imposta dalla produzione, ma tant’è) e comunque privo di quel senso del magico (misto ad azione e temi più leggeri) di cui al contrario le prime quattro pellicole erano pregne.

Il regista conferma la sua decisa predisposizione per le atmosfere cupe e orrorifiche fin dall’avvio, il quale in realtà è molto efficace e pare promettere un film di qualità, ma continua a difettare in alcuni punti imprescindibili.

I personaggi sono caratterizzati male, i dialoghi non sono efficaci, la fotografia non è minimamente all’altezza dei predecessori, i tentativi di umorismo sono grossolani e risibili, e per di più molti spunti importanti sono ignorati o liquidati con scene insulse da pochi secondi, come per esempio la scoperta dell’identità di R.A.B., la morte di Malocchio Moody, il rapporto tra Silente e Grindelwald, la rottura della bacchetta di Harry, il crescente amore tra lo stesso Harry e Ginny, che negli ultimi due libri ha una valenza assai importante e che Yates ha bellamente ignorato, cosa che peraltro ha fatto anche nei film precedenti, evidentemente non essendo proprio portato per la descrizione dei rapporti umani (ci sta, per carità, ma in tale circostanza non è il caso di dirigere film in cui viceversa sono alquanto importanti).

Per non parlare poi di quello che a mio avviso è uno dei due momenti più toccanti di tutta la saga letteraria, ossia la dichiarazione d’amore di Fleur a Billy Weasley, comprensiva di scena d’affetto con mamma Winsley, con cui fino a quel momento la bella francese era stata sul piede di guerra (nel libro; nel film non c’è nulla di tutto ciò).

SCENE O CITAZIONI DA “HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE – PARTE 1”.

Di seguito evidenzio alcuni elementi esistenzialmente interessanti.

Il Ministero della Magia cade e, con ciò, l’opera di totalitarizzazione del regime procede: la scuola viene messa sotto controllo, l’informazione diventa non solo pilotata ma del tutto asservita agli scopi del sistema; nella politica vengono piazzati i giusti servi nei posti chiave.
Come sempre accade nei regimi totalitari, o comunque corrotti, vengono premiati coloro che hanno servito bene, e puniti i dissidenti… se non additati addirittura come pericoli pubblici, come “untori”, oggetto di campagne mediatiche denigratorie.
Questo è ci che sta accadendo in questa fase storica dell’umanità, a livello praticamente globale.

Addirittura s’inizia a vedere una sorta di polizia di stato che blocca le persone senza motivo e, parimenti senza motivo, o con scuse risibili, le arresta o le condanna (o le ricatta).
A tal proposito, è assai valida e descrittiva, nonché attuale, una frase di Ron: “Il mondo è folle”.

I Mangiamorte vedono gli esseri umani veri e propri, ossia i babbani, come carne da macello, come bestie con cui si può fare quel che si vuole. Questo è esattamente il modo in cui certi gruppi di potere vedono l’umanità nel suo complesso, e da millenni: servi, animali od oggetti.

Un altro insegnamento importante della storia di Harry Potter è che per sconfiggere un sistema corrotto fin nel suo interno occorre uscirne fuori; solo così si può avere successo.
Così, hanno successo, dal punto di vista economico, i gemelli Winsley, i quali decidono d’abbandonare la scuola ormai degradata e svuotata di contenuti; e ha successo il trio di amici, Ron, Harry ed Hermione (rispettivamente, corpo fisico, corpo emotivo e corpo mentale), dal punto di vista della ricerca e dell’azione, i quali escono del tutto dai canali e dagli ambienti abituali (al contrario di quelli che rimangono all’interno del sistema: insegnanti, studenti, dipendenti del ministero, etc, che non a caso non riescono a opporsi a chi ha preso ed esercita il potere).
Questo è un insegnamento culturale in senso generale e politico in senso particolare: quando si instaura un regime, non serve adire le vie legali, perché sono corrotte esse stesse, ma occorre sovvertire tutto quanto dall’esterno.

CONCLUSIONE.

In conclusione, si è capito che Yates non è il massimo in fatto di relazioni interpersonali ed emozioni, ed è invece più portato per i colori cupi e le scene orrorifico-dark… peccato che nel ciclo di Harry Potter l’aspetto emotivo-relazionale sia centrale… forse persino più della magia stessa. D’altronde, Harry rappresenta il livello emotivo, come abbiamo avuto modo di osservare in precedenza, per cui che l’aspetto umano e relazionale sia importante è scontato.

Tirando le somme, Harry Potter e i doni della morte – Parte 1 è, forse, appena meglio del precedente tentativo di Yates, ma purtroppo siamo ben lontani dai film di Columbus, Cuaròn e Newell. Peccato.

Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce

 

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