SCHEDA DI “ELIZABETHTOWN”.
Titolo: Elizabethtown.
Genere: commedia, drammatico, psicologico.
Regista: Cameron Crowe.
Anno d’uscita: 2005.
Attori: Orlando Bloom, Kirsten Dunst, Susan Sarandon, Judy Greer, Jessica Biel, Alec Baldwin, Jed Rees, Emily Rutherfurd, Bruce McGill, Paul Schneider, Loudon Wainwright III, Gailard Sartain.
Valutazione qualitativa (1/5 stelle): ⭐⭐⭐⭐.
Livello di interesse esistenziale (1/5 stelle): ⭐⭐.
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TRAMA DI “ELIZABETHTOWN”.
Partiamo subito dalla trama: Drew Baylor (Orlando Bloom) è un giovane designer di scarpe che negli ultimi otto anni ha lavorato a un modello di scarpa e al suo lancio… finendo per far perdere alla sua società circa 700 milioni di dollari: un fiasco colossale. Viene licenziato dal suo capo Phil (Alec Baldwin), nonché abbandonato dalla sua ragazza Ellen (Jessica Biel), prototipo di donna in carriera attirata dal successo (e infatti scompare rapidamente dal film, che non si concentra su tale elemento).
Il ragazzo vede svanire così tutti i suoi sogni e decide di suicidarsi, ma una telefonata della sorella Heather (Judy Greer) lo interrompe all’ultimo momento: è morto il padre e lui dovrà recarsi ad Elizabethtown per organizzare le esequie tra familiari e amici… persone che non vedeva da molto tempo e che hanno ancora di lui l’immagine di un giovane di grande successo.
Ci va da solo, mentre la sorella e la madre (Susan Sarandon) lo raggiungeranno in seguito.
Sull’aereo che lo sta conducendo sul posto, il giovane conosce una hostess davvero particolare, Claire (Kirsten Dunst), che con la sua vitalità e originalità lo aiuterà ad affrontare il suo momento difficile.
VALUTAZIONE DI “ELIZABETHTOWN”.
Sono arrivato a Elizabethtown dalla filmografia di Cameron Crowe, di cui avevo visto Jerry Maguire ma soprattutto Vanilla sky, prodotto dagli spiccati contenuti esistenziali, inseriti peraltro in un contenitore molto ben riuscito e accattivante.
Ho proceduto così a vedermi un altro film del regista americano, finendo per l’appunto su Elizabethtown… e non rimanendone deluso, giacché anch’esso propone il connubio tra bellezza del prodotto e contenuti decisamente più profondi della media.
Tanto più profondi della media che chi si accosterà al film pensando che si tratti di una classica commedia d’amore all’americana, o di un altrettanto americano film sul fallimento che viene affrontato di petto e tramutato in successo, rimarrà inevitabilmente scontento.
Il film, infatti, affronta tali ambiti, ma lo fa in modo interiore piuttosto che esteriore; e l’elaborazione interiore produrrà risultati interiori, per l’appunto, non clamorosi o “socialmente visibili”.
SCENE O CITAZIONI DA “ELIZABETHTOWN”.
Se Il favoloso mondo di Amelie aveva una bellezza e un’originalità che a Elizabethtown manca (beh, ma quasi nessun film arriva a quel livello), il secondo film ha più contenuti interiori, mostrati dalle frasi che seguono e che, unitamente ai contenuti di Vanilla sky, mi certificano che il regista ha degli interessi in ambito esistenziale.
“Il successo, non la grandezza, era l’unico Dio che il mondo venerava.”
“Noi siamo interpreti, noi andiamo avanti.”
“Io non sto dormendo.”
“Basta solo che gli giri attorno un po’ e riuscirai a coglierne diversi aspetti.”
“Innamorati della vita.”
“Sicuramente esiste uno spirito superiore.”
“Credo di aver dormito per gran parte della mia vita.”
“Morte e vita, morte e vita: tutte e due l’una accanto all’altra.”
“Sono assolutamente tranquilla su tutto quello che dici o che non dici: non mi serve.”
“Vuoi davvero essere grande? E allora devi avere il coraggio di sbagliare alla grande.”
“Hai cinque minuti per crogiolarti nelle deliziose voluttà della sofferenza. Goditela, abbracciala, abbandonala e procedi.”
“Trova il tempo di ballare da solo.”
“Non perderti.”
CONCLUSIONE.
La trama, come facile evincere, non è affatto originale, mentre è altrettanto evidente che il film propone un cast di attori di grande livello: tra i protagonisti Orlando Bloom e Kirsten Dunst e i comprimari Susan Sarandon, Judy Greer, Jessica Biel e Alec Baldwin, non si può certamente dire che manchi la qualità davanti alla macchina da presa. E con Cameron Crowe non manca certamente neanche dietro.
Il risultato finale è una commedia psicologico-introspettivo-sentimentale atipica, che mi è piaciuta nettamente e che ha anche un valore didattico nella sua elaborazione interiore: in essa c’è vita, c’è affetto, c’è brillantezza e c’è una profondità, essenzialmente nel personaggio di Claire, che probabilmente molti non vedranno, giudicandolo semplicemente stravagante (un po’ in stile Amelie Poulain).
Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce
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