SCHEDA DI “BRAZIL”.
Titolo: Brazil.
Genere: fantastico, commedia, utopia.
Regista: Terry Gilliam.
Anno d’uscita: 1985.
Attori: Jonathan Pryce, Robert De Niro, Katherine Helmond, Ian Holm, Bob Hoskins, Michael Palin, Jim Broadbent, Kim Greist, Ian Richardson, Peter Vaughan.
Valutazione qualitativa (1/5 stelle): ⭐⭐⭐⭐⭐.
Livello di interesse esistenziale (1/5 stelle): ⭐⭐.
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TRAMA DI “BRAZIL”.
In primis, il regista di Brazil è Terry Gilliam, che ha diretto, tra gli altri, i vari Le avventure del Barone di Munchausen e L’esercito delle dodici scimmie.
Originariamente Gilliam voleva chiamare il film 1984 & 1/2 , omaggiando così sia George Orwell (per 1984) che Federico Fellini (per 8 e 1/2). Infine lo ha chiamato Brazil, prendendo spunto dalla canzone Aquarela do Brasil di tale Ary Barroso, che è praticamente l’intera colonna sonora del film e che funge da tragicomica contrapposizione tra il suo tono melodico e confortante e gli eventi claustrofobici e opprimenti della storia.
Ma non equivocate: nonostante esso dipinga una società futura in cui la burocrazia ha preso il sopravvento e la creatività umana praticamente è scomparsa (salvo piccole, ma neanche tanto, sacche di resistenza), il tono di Brazil non è pessimistico o cupo, ma anzi ironico e dissacrante, ben rappresentato del protagonista, Sam Lawry, un uomo disincantato poco interessato al potere e alle poltrone e più propenso invece al sogno.
VALUTAZIONE DI “BRAZIL”.
Quando ho visto questo film (dietro suggerimento di una mia amica) non ho creduto ai miei occhi: come poteva un tale capolavoro filmico e concettuale essere (essermi) rimasto sconosciuto per così tanto tempo? Com’è possibile che tanta spazzatura sia sotto gli occhi di tutti, pompata da marketing e mass media, mentre della vera arte/bellezza non ci si accorga o passi sotto silenzio? Vabbè, meglio tardi che mai…
Una cosa comunque l’ho imparata: anziché comprarsi il libro pubblicizzato qui e là dalla Mondadori o andare a vedere il film di cassetta che danno in 14 delle 15 sale del multisala vicino a casa, è molto meglio andare alla ricerca delle opere di quegli scrittori o di quei registi che mi sono piaciuti in passato.
Faccio un esempio: ho letto un libro meraviglioso di Orson Scott Card (Il gioco di Ender) e poi, pur essendo egli un autore da noi sconosciuto, ne ho letti altri sei, andandoli a cercare col lumicino… ed erano tutti molto belli. Ancora: vedo un bel film di David Fincher (Seven) e poi vado a vedermi anche un altro paio dei suoi (Fight Club e The game), e guarda a caso sono bellissimi anche gli altri due. Idem per David Lynch, Hayao Miyazaki, Michael Ende, etc.
Gli americani hanno un detto molto bello: “follow your bliss”. Sarebbe a dire: segui la tua estasi, le tue passioni. In sostanza, è quello che faccio con libri e film.
Tornando a Brazil, le grottesche disavventure della storia prendono il via da un banale errore di una stampante, causato semplicemente da un insetto, che darà via a tutta una serie di fraintendimenti e problemi che in qualche modo coinvolgeranno proprio Sam.
SCENE O CITAZIONI DA “BRAZIL”.
Più che singole citazioni, o anche singole scene, è l’insieme di Brazil che rende il film interessante come contenuti: il tema distopico da un lato e il dualismo tra la vita esteriore e la vita interiore sono già motivi sufficienti per la visione del film… oltre alla sua qualità.
Due scritte confermano la natura “esistenziale” del film: a un certo punto campeggia in bella vista la scritta “realtà”; dopo, invece, compare la scritta “io sono qui”; entrambi i concetti sono esistenzialmente rilevanti, come sa qualunque viandante spirituale.
E che dire del sogno ricorrente di Lawry, dall’ambientazione fantasy, una sorta di effetto speculare della sua vita, il quale è una componente molto importante del film: particolarmente emblematico, peraltro, nel frangente in cui egli si trova a lottare contro un samurai che poi si rivelerà avere la sua stessa faccia (“samurai” in inglese si legge come “Sam you’re I”, ossia “Sam, tu sei me”).
CONCLUSIONE.
Tirando le somme, Brazil è un film straconsigliato: è un po’ lungo, ma tra la società distopica, la visione ironica del consumismo, dell’apparenza e della burocrazia, e il principio analogico-speculare dei sogni del protagonista, oltre che per la mole di intrattenimento che offre, vale decisamente la pena.
Una curiosità: al casting prese parte anche una giovane Veronica Ciccone, che tuttavia fu scartata; allora non era ancora la Madonna che conosciamo oggi. Tra gli attori, invece, troviamo Robert De Niro e Bob Hoskins, nonché Michael Palin, il mitico prefetto romano di Brian di Nazareth.
Fosco Del Nero
Agisco nell’ombra per servire la luce
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