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Zero limits – Joe Vitale, Ihaleakala Hew Len (benessere personale)

18 Mar 2010 | Benessere personale, Crescita personale, Esistenza, Hoponopono, Huna, Psicologia

Review of: Zero limits
Product by:
Joe Vitale, Ihaleakala Hew Len

Reviewed by:
Rating:
4
On 18 Marzo 2010
Last modified:22 Settembre 2022

Summary:

Il libro che recensisco oggi è un libro che attendevo di leggere con trepidazione, dato che il suo argomento mi interessava non poco: parlo di Zero limits di Joe Vitale.

Zero limits - Joe Vitale, Ihaleakala Hew Len (benessere personale)Titolo: Zero limits (Zero limits).
Autore: Joe Vitale, Ihaleakala Hew Len.
Argomenti: benessere personale, psicologia, esistenza, kahuna, sviluppo personale.
Editore: Il punto d’incontro.
Anno: 2007.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: MacrolibrarsiGiardino dei libriAmazon.

 

Il libro che recensisco oggi è un libro che attendevo di leggere con trepidazione, dato che il suo argomento mi interessava non poco: parlo di Zero limits, scritto nel 2007 da Joe Vitale.

Probabilmente molti si ricorderanno di Joe Vitale in quanto uno dei “maestri” di The secret, o eventualmente per qualche altro libro di successo, come Attractor factor, o The key.
Preciso che questi due libri non li ho letti (anche se ho da tempo il secondo), e che, anzi, Joe Vitale non mi ispirava moltissimo a livello personale.

Mi sono tuttavia procurato Zero limits, come detto, per via dell’argomento speciale in esso trattato…
… e anche per la bella veste editoriale.

Ma ecco l’argomento di cui sopra: hoponopono (o ho’oponopono, o hooponopoono che dir si voglia), che è una parola hawaiana che significa “aggiustare le cose”, “correggere un errore”, e identifica un sistema, per l’appunto tramandato dalla tradizione hawaiana, che purifica e ripulisce pensieri, convinzioni, sensi di colpa, memorie, dolori, malattie, e qualsiasi altra cosa negativa.

Tale sistema è connesso alla tradizione huna, ossia degli sciamani delle Hawaii, anche se, come spesso capita, il tutto si confonde nei processi storici.
La filosofia huna, difatti, è stata diffusa da Max Freedom Long, peraltro in modo controverso.

Ma andiamo con ordine: Vitale ha conosciuto il metodo dell’hoponopono (e in particolare nella versione del self identity) grazie a un seminario con Ihaleakala Hew Len (che è coautore del libro), che lo aveva praticato per un reparto di un ospedale criminale delle stesse Hawaii, ottenendo risultati straordinari e, a quanto pare, persino senza interagire con le persone rinchiuse in tale reparto.

Difatti, il metodo non esige nient’altro che la recitazione di una formula, che funziona anche a distanza, perché si rivolge direttamente al Divino.

L’idea di base va persino oltre la legge di attrazione (che già in molti hanno difficoltà ad accettare, ritenendo impossibile di aver attirato loro stessi quella malattia, quell’incidente, quel lavoro, quella persona, etc), e sostiene che qualsiasi cosa di cui noi facciamo esperienza, comprese cose lontane come ciò che vediamo al telegiornale o che ci viene riferito, è nostra responsabilità.

Da qui la suddetta formula (“ti amo, mi dispiace, perdonami, grazie”; l’ordine non è importante), che servirebbe a ripulire la negatività di tali eventi, che invece vengono ricolmati d’amore.

Ihaleakala Hew Len a sua volta l’ha imparata da tale Morrnah Nalamaku Simeona, dichiarata nel 1983 “Tesoro vivente dello stato delle Hawaii”.

Il metodo dunque è semplicissimo, mentre forse è meno semplice arrivare alla convinzione che veramente tutto ciò di cui abbiamo esperienza dipende da noi… proprio per il semplice fatto che, altrimenti, non ne avremmo avuto esperienza.

Che dire, leggetevi il libro di Joe Vitale, informatevi online su questa metodologia, e poi provate in prima persona, unico modo per sapere se qualcosa funziona… o perlomeno se funziona per noi.

Di mio, ho trovato un bel testo, veramente pieno di buone intenzioni e di intenti positivi, e che dunque consiglio (anche perché l’istinto mi dice che si tratta di un argomento importante, e probabilmente non è un caso che tutte le tradizioni spirituali, cristianesimo compreso, insistano molto sul perdono).

Da sottolineare, tuttavia, una cosa: probabilmente per riassumere i concetti centrali del testo (anzi, il solo concetto centrale del testo) sarebbero bastate agevolmente due pagine, laddove le altre centinaia sono più che altro una storia.
Chi dunque sa già di cosa si tratta non ci troverà nient’altro che qualche “convincer”… utile comunque, intendiamoci, se la tecnica proposta porta benefici.

Fosco Del Nero

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3 Commenti

  1. Antonio Serra

    Caro Fosco, ho visto il video del dott. Ihaleakalà Hew Len e di Mabel Katz (con libretto annesso ) “Scopri Ho’oponopono – la via più semplice”, già recensito sul tuo sito. Mi è piaciuto molto, lo sto praticando, anche perchè appare in continuità con il metodo “Grazie” di Fabio Marchesi.
    Domande: ho scritto su un quaderno alcune affermazioni riprese dal libro, leggermente adattate alle mie esigenze, tipo: “Scusa per qualsiasi cosa che ci sia in me che abbia potuto causare (tutto ciò)” a cui abbino le situazioni che intendo pulire. E’ giusto ripetere per periodi prolungati la stessa affermazione finchè essa non ha un effetto visibile? O basta farlo un volta e poi semplicemente ripetere “grazie, ti amo” senza associarla a situazioni particolari?
    Nel testo si afferma anche che non bisogna avere nessuna aspettativa, poichè il divino, e non la mia coscienza razionale, sa cos’è giusto e utile per me.
    Come si concilia questo con avere degli obietivi chiari e perseguirli con costanza? In molti altri testi ho letto che è importante farsi un quadro quanto più possibile dettagliato di ciò che voglio veder realizzato, pur essendo disposto, naturalmente, a correggere il tiro nel caso ne riscontri la necessità.
    Non si rischia di rimanere troppo in balia delle circostanze, senza avere una direzione chiara da prendere?
    In altri testi si dice invece che basta dichiarare, meglio se per iscritto, i propri obiettivi, ed esprimerli una sola volta, sentendosi come se fossero già realizzati e poi fidarsi del “divino” che è in noi. Visualizzare e riaffermare i nostri desideri /obiettivi ripetutamente equivarrebbe ad una mancanza di fiducia, come se noi chiedessimo a qualcuno la stessa cosa tante volte, cosa che desterebbe irritazione e sarebbe alla fine controproducente.

    Insomma sono un po’ confuso su quale sia la via più efficace per stabilire i miei obiettivi e perseguirli fino in fondo, o almeno fino a quando appaiono validi per me.
    Grazie

  2. Antonio

    Ancora su “Ho’oponopono” e “Grazie” di Fabio Marchesi:

    Ritengo che affermare “Ti voglio bene, grazie” possa essere un metodo utile da insegnare ai bambini delle classi di scuola primaria, specialmente nelle occasioni in cui si manifestano dei conflitti o contrasti tra di loro, o anche quando l’insegnante stesso si trova di fronte a comportamenti dei bambini che ritiene indesiderabili o inadeguati. Oggi più che mai risulta necessario vivere in prima persona e trasmettere, attraverso l’esempio e l’insegnamento, modalità efficaci per affrontare le situazioni di disagio, contrasto o difficoltà che si presentano quotidianamente.
    Vivendo però in un contesto scolastico in cui queste modalità potrebbero apparire strane o imbarazzanti, con il rischio di creare chiusura o giudizi negativi da parte di colleghi, genitori, ecc., chiedo se sei a conoscenza di esperienze di questo tipo realizzate con successo nella scuola elementare, o come eventualmente potrei mettere in pratica queste “tecniche” secondo modalità soft, che risultino naturali, spontanee e di semplice applicazione.

    Grazie ancora a te e a chi volesse dare il proprio contributo su questo tema.
    Antonio

  3. Fosco Del Nero

    Ciao Antonio.
    Domanda interessante la tua, che mi sono posto anche io tempo addietro.

    Effettivamente alcuni autori puntano molto sulla precisione degli obiettivi, e siamo soprattutto in campo automotivazione; mentre altri puntano molto sulle intenzioni vaghe ma senza aspettative specifiche e lasciando che l’esistenza ci porti quanto è meglio per noi, e siamo soprattutto in ambito spiritualità-new age.
    Di mio, tendo a seguire prevalentemente il secondo filone.
    Esther Hicks ha affrontato proprio questa domanda, dicendo che nell’evocare e nel visualizzare è bene essere precisi fino a che si sentono sensazioni positive, ma rimanere invece più sul generico, magari limitandosi alle emozioni senza “dettagli mentali” qualora insorgessero sensazioni negative (tipo: vorrei tanto vivere proprio in quell’appartamento… ma è molto costoso e non so se me lo potrò mai permettere. In questo caso meglio limitarsi all’emozione positiva di vivere in un posto che ci piace).

    Ad ogni modo, e questo vale per ogni metodo, il mio consiglio è di provare prima alla lettera il metodo proposto dal singolo autore… e poi, se hai dei dubbi o credi che potrebbe funzionare meglio, applicarci tue modifiche.
    Insomma, parti col metodo di base e nel caso sperimenta. :)

    Quanto all’argomento dell’educazione dei giovanissimi, è a dir poco fondamentale.
    Sono convinto che in futuro ai piccoli si insegneranno cose ben diverse da quelle che si insegnano ora, e che non saranno dissimili dalle nostre letture su legge di attrazione, esoterismo, spiritualità, etc.
    Nell’attesa, ripuliamoci noi grandi, e se abbiamo la possibilità in quanto educatori lanciamo dei semini… se troveranno terreno fertile attecchiranno. :)
    E comunque, come giustamente dicevi tu, quello che conta è l’esempio che si dà, la vibrazione che emana da noi… anche per questo motivo l’unica cosa da fare è lavorare su di sé. :)

    Fosco Del Nero

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