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Parole di Forza – Fosco Del Nero (approfondimento)

22 Feb 2017 | Crescita personale, Esistenza, Spiritualità

Review of: Parole di Forza
Product by:
Fosco Del Nero

Reviewed by:
Rating:
5
On 22 Febbraio 2017
Last modified:22 Settembre 2022

Summary:

Benvenuti a questo nuovo articolo di approfondimento, questo dedicato al mio ultimo libro Parole di Forza...

Parole di Forza - Fosco Del Nero (esistenza)Titolo: Parole di Forza.
Autore: Fosco Del Nero.
Argomenti: esistenza, spiritualità, evoluzione personale.
Editore: L’Età dell’Acquario.
Anno: 2017.
Recensione: qui.
Dove lo trovi: MacrolibrarsiGiardino dei libriAmazon.

 

Benvenuti a questo nuovo articolo di approfondimento, questo dedicato al mio ultimo libro Parole di Forza.

Come sempre, vediamo alcune citazioni estrapolate dal testo oggetto dell’approfondimento in modo da fornire subito qualcosa di utile a chi legge, sia da fargli comprendere se si tratta di un libro che fa per lui.

Partiamo dal primo brano dei cinque che ho pescato praticamente a caso, il quale parte da una citazione di Buddha sulla presenza, e la illustra un poco.
“‘Se ti ami, osservati. Veglia durante una parte della notte.’ (Buddha)
La notte è ovviamente l’inconsapevolezza in cui è immerso l’uomo comune.
E l’invito di Buddha, l’invito più bello e commovente che possa esistere, è quello di vegliare, di essere presenti, di non perdersi nel buio della notte.
Chi si ama, dunque, veglia.
E, di conseguenza, chi non tiene a sé non ci bada, non veglia, non si osserva, lascia che la sua vita trascorra nella totale inconsapevolezza, nel totale automatismo, perso nel buio della notte.
L’esortazione di Buddha peraltro, oltre che amorevole, è anche molto tenera, poiché non invita a un’osservazione costante e feroce, da guerriero indomito, consiglio che sarebbe pur validissimo e magari adatto a certe persone, ma si limita a proporre di vegliare almeno “durante una parte della notte”.
Ossia, fai quello che riesci a fare, amati per quanto ora riesci ad amarti, sii osservatore per quanto ora te lo consente la tua forza interiore.
Amati, e osservati, altrimenti sarà sempre notte e sarà sempre oscurità.”

Secondo brano: stavolta partiamo da Sri Ramakrishna, ma il principio è assai simile al precedente: non presenza, ma preghiera… e praticamente nella sua ottava elevataè la stessa cosa.
“‘Che la preghiera sia la vostra preoccupazione costante, che sia il principio e la fine della vostra giornata e della vostra vita.’ (Sri Ramakrishna)
Ciò che Sri Ramakrishna intende con “preghiera” non è ovviamente la preghiera cristiana a mani giunte e in ginocchio, e nemmeno la preghiera islamica rivolta a un segno cardinale, per non parlare di quella ebraica faccia al muro, ma, molto più in generale, lo stato di preghiera interiore, ciò che poi è l’essenza dello stato meditativo, e che va a coincidere con lo stato di presenza vigile e attenta.
In tal senso, dire meditazione, dire preghiera, dire stato di presenza, dire stato di consapevolezza, è sostanzialmente la stessa cosa.
Tale stato dev’essere l’obiettivo costante dell’essere umano, che esso vi arrivi dopo una pratica meditativa o dopo una disciplina interiore.
Quando ti svegli la mattina, il tuo primo pensiero deve essere la presenza e il tuo percorso evolutivo.
Quando vai a coricarti la notte, il tuo ultimo pensiero deve essere la tua consapevolezza.
E ciò che vale per l’arco della giornata vale anche per l’arco dell’intera vita: lo stato di consapevolezza è l’unica cosa che importa, e dunque è l’unica cosa meritevole della nostra preoccupazione e cura.
La “preghiera” deve essere la nostra preoccupazione costante perché non c’è letteralmente altro di cui preoccuparsi.”

Partiamo stavolta da una breve frase di Ramtha sul giudizio, e discettiamo un poco del principio speculare.
“‘Voi condannate negli altri solo ciò che non sapete accettare in voi stessi’” (Ramtha)
Questa è un’applicazione del famoso principio speculare, in forza del quale l’uomo vede fuori di sé ciò che gli corrisponde a livello interiore, e prova fastidio proprio per quelle cose che risuonano con le sue energie interne.
Ciò che poi è il segnale principe della vita che ci avvisa che c’è qualcosa da risolvere in una certa area.
L’inconsapevole giudica gli altri e va oltre.
Il saggio si guarda dentro, si osserva, scioglie ciò che va sciolto, ed eleva ciò che va elevato.
Va precisata una cosa relativamente a tale principio, ed è il punto su cui tante persone si perdono. L’effetto specchio non va preso alla lettera, quindi azione per azione, ma in modo analogico, energia per energia. Quindi non mi danno fastidio le specifiche azioni che compio anche io; non è una questione di fatti esterni, ma di energie interne.
E c’è un’altra cosa che va precisata: noi viviamo in un universo duale, e viviamo la dualità (presente fisicamente anche nel nostro corpo, a cominciare dal cervello) fino a quando non la superiamo nel nostro percorso evolutivo. Ciò significa che l’effetto specchio mi colpirà sui due fronti della dualità: se mi dà fastidio un comportamento prepotente, può essere o perché io stesso sono prepotente, e mi urta vedermi riflesso in quel modo, o perché io sono vittima, il polo contrario dell’energia duale vittima-carnefice, e mi urta vedere il mio opposto energetico.
Che posso essere io stesso in altre occasioni, giacché lo squilibrio energetico può agire sui due fronti… fino a che non è risolto con l’accettazione e il perdono.”

Il quarto e penultimo brano ha un protagonista meno noto, Baird T. Spalding, in compenso il principio di cui parla è ben famoso e importante: la trasmutazione interiore.
“‘Il Divino Alchimista interiore prende in carico ciò che gli portate.’ (Baird T. Spalding)
Quanta bellezza c’è in queste poche parole?
E quanto senso di responsabilità, e quanto senso di perfezione dell’esistenza…
Come sempre, peraltro, tutte le grandi verità sono semplici, come semplice è il fatto che in noi viene sciolto ed elevato solamente ciò che poniamo sotto la luce della consapevolezza.
Quel che resta fuori resta al buio, resta inconscio, e quindi inconsapevole.
E continuerà a dominarci, giacché non abbiamo acquisito padronanza su di esso.
Sta a noi, dunque, come sempre: più piombo portiamo al nostro alchimista interiore, più oro potremo ricavarne…
… e più in fretta potremo lasciare la Terra di Mezzo in cui siamo per ora invischiati.
Se, però, non gli portiamo niente, ossia se rimaniamo perennemente addormentati, nessun cambiamento si produrrà, e saremo costretti a rivivere sempre le stesse pene, come la ruota che gira in eterno.
O fino a quando non la interrompiamo noi con una nostra azione.
L’azione è la consapevolezza.
L’azione è la presenza.
L’azione è aprire gli occhi e illuminare tutto.
E allora, hai qualcosa da portare al tuo Alchimista Interiore?”

Ultimo brano tratto da Parole di Forza: Hakim Sanai ci parla della perfezione dell’esistenza.
“‘Ti dico che il tuo pane quotidiano è sicuro come il giorno stesso. Il tuo pane è ciò che il giorno reca con sé.’ (Hakim Sanai)
L’invocazione cristiana di darci “il nostro pane quotidiano” è retorica, è pleonastica, ed anzi più che un’invocazione esteriore è un’invocazione interiore.
Nel senso che in essa non si sta tanto chiedendo di ricevere il pane quotidiano, quanto di arrivare intimamente ad amare il pane che ci viene porto giorno per giorno.
Difatti, che ci arrivi ogni giorno il nostro pane è cosa scontata, giacché l’esistenza non si sbaglia su nulla, né dimentica alcuno.
Non c’è dunque alcun bisogno di ricordarle di darci quello che ci è dovuto, qualunque cosa esso sia.
C’è viceversa bisogno di imparare ad amare ciò che ci viene dato, qualunque cosa esso sia.
In un Creato divino e perfetto è inevitabile che mi arrivi quanto è ugualmente perfetto per il mio percorso di vita. È meno inevitabile, invece, che io come prima cosa mi accorga che mi arriva solo quanto è giusto, e come seconda che lo accolga e lo abbracci, in modo da far mio l’insegnamento presente in quella cosa e in modo che quello stesso insegnamento non debba ripresentarsi più avanti sotto altre spoglie.
Ma che il giorno mi porti il mio pane quotidiano, il mio nutrimento interiore, è sicuro come è sicuro che arriverà un nuovo giorno.”

Ed abbiamo terminato con l’approfondimento del mio (mio per modo di dire, giacché non è mio affatto e mi è solo passato attraverso) Parole di Forza.

A presto e buone cose a tutti.

Fosco Del Nero

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2 Commenti

  1. Danilo

    Bellissimo l’articolo. Comprerò il libro sicuramente

  2. Fosco Del Nero

    :)
    Breve messaggio per chi ha letto o leggerà il libro: le recensioni sul Giardino dei Libri, su Macrolibrarsi e su Amazon sono molto gradite e utili alla diffusione del libro. :)

    Fosco Del Nero

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